Al Chiostro del Bramante di Roma una mostra su Banksy

Il Chiostro del Bramante di Roma apre il sipario a una mostra dedicata a una delle figure più controverse e popolari del panorama artistico contemporaneo: Bansky.
La mostra “Bansky a visual protest” è stata ideata da Madeinart in collaborazione con 24 Ore Cultura.

Le opere esposte

Le 80 opere e i 20 progetti per copertine di dischi e libri, realizzati dal 2001 al 2017, rappresentano un’ interessante incursione nella produzione di questo artista rimasto tutt’oggi nell’anonimato.
Nelle sale del palazzo cinquecentesco prendono posto le idee, i segni, i messaggi lanciati dall’artista sui muri di tante città, e opere come Mary, HMV, Queen Vic, Napalm, le prove di stampa per il libro Wall & Piece, i progetti discografici per le copertine di vinili e CD.

I temi

Un viaggio intorno alle tematiche più amate dallo street artist: la derisione della figura militare (come in Wrong War, del 2003 o CND Soldiers, del 2005), la guerra, la ricchezza e la povertà, gli animali, la globalizzazione, il consumismo, la politica, il potere, l’ecologia, affrontati con un linguaggio anticonformista, che rifiuta le regole del sistema e si rivolge al pubblico senza remore e filtri. Opere che dissacrano e mistificano la realtà, un urlo alle ingiustizie del mondo che realizza con diverse tecniche: stampe su carta o tela, insieme a una selezione di opere uniche realizzate a olio o in acrilico su tela, con lo spray, lo stencil su metallo o su cemento, persino alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato.

Le mostre dell’artista in Italia

Non è la prima volta che il nostro paese dedica una mostra al controverso street artist. Pochi anni fa c’era stata un’altra retrospettiva “War Capitalism & Liberty” a Palazzo Cipolla a Roma e se ne è chiusa un’altra recentemente a Napoli, unica città italiana dove è presente un suo murale. A riprova che l’arte di Banksy è apprezzata ovunque e fa discutere.
Con questo nuovo progetto espositivo DART – Chiostro del Bramante prosegue il suo impegno nel raccontare al pubblico l’arte attraverso grandi artisti; dopo il successo di “Bacon, Freud, la Scuola di Londra“, realizzata grazie alla collaborazione di Tate, ora è il  momento del writer inglese.

Chi è Banksy?

Costretto all’anonimato per la necessità di sfuggire alla polizia, a causa dell’attività illegale di street artist, per tutelarsi a causa del carattere sovversivo dei temi affrontati su etica e politica e per non inquinare – a suo dire – la percezione della sua personalità e delle sue opere, non conosciamo la sua identità. Pertanto si possono fare solo ipotesi. Sulla sua necessità di privacy, ha infatti dichiarato:” “Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere”, e ancora “Non ho il minimo interesse a rivelare la mia identità. Ci sono già abbastanza stronzi pieni di sé che cercano di schiaffarvi il loro brutto muso davanti”.

Sappiamo che forse è nato a Bristol all’inizio degli anni Settanta, ed è considerato uno dei maggiori esponenti della street art. Nel 2019 la rivista inglese Art Review lo ha collocato al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. Ma nessuno, a parte i suoi amici e i suoi collaboratori più stretti, conosce la sua vera identità. Si è formato nella scena underground del Sud Ovest dell’Inghilterra, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti, mentre la sua attività artistica è iniziata a fine anni Novanta. In quel periodo ha iniziato diverse incursioni con graffiti e performance nelle principali capitali mondiali: da Bristol a Londra, da New York a Gerusalemme fino a Venezia.

Le sue performance

L’artista sempre attento ai temi di grande attualità, interviene frequentemente e con irriverenza sui fatti più recenti, attraverso performance o con graffiti eseguiti con la tecnica dello stencil. Ne sono un esempio la natività colpita da un colpo di pistola, un murale che trasforma un clochard in Babbo Natale o Girl with Baloon, l’opera autodistruttasi in diretta. Lo scorso anno era presente alla Biennale di Venezia, in cui la sua traccia era apparsa sotto forma di stencil, raffigurante un bambino naufrago realizzato sulla base dell’edificio di una casa veneziana, e con la performance della bancarella abusiva di quadri per scongiurare l’entrata delle navi da crociera.
Durante un’asta di Sotheby’s a Londra, in occasione della Frieze Week, il grande e provocatorio quadro Devolved Parliament ha sfiorato il record di 2 milioni di sterline. Negli stessi giorni, l’artista apriva uno showroom temporaneo all’interno di un negozio abbandonato nel quartiere di Croydon, a sud di Londra. L’insegna recava la scritta Gross Domestic Product “Prodotto interno lordo”, ovvero un grande negozio on line, dove però le porte erano sempre chiuse e il pubblico poteva osservare “la merce” solo dalla vetrina. Qui era stato allestito un salotto arredato con quadri e stampe popolate da figure e oggetti come il personaggio Tony the Tiger (imbalsamato come fosse un tappeto).
La chiusura del negozio dopo circa dieci giorni dal suo allestimento, è stata anticipata da un video postato su Instagram che diceva: “Il negozio che non apre mai chiuderà questo weekend”. Gli oggetti in esposizione sono stati poi venduti sul sito a determinate condizioni.

BANKSY A VISUAL PROTEST
21 marzo –26 luglio 2020

Chiostro del Bramante

Arco della Pace, 5, Roma

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